Post più popolari

lunedì 11 luglio 2011

Diamo tutti il benvenuto a Carla, la nuova zypper!

Oggi apre ufficialmente, dopo l'inaugurazione di sabato scorso, una nuova sartoria ZYP, in via del Torraccio di Torrenova, 238 a Roma in zona Tor Vergata. Come in tutte le altre sartorie ZYP anche nella nuova sartoria sarà possibile fare orli, riparazioni, rammendi e tutti quei piccoli lavori sartoriali di cui si ha sempre bisogno. E come tutti gli altri punti ZYP, anche in questa nuova sartoria si usano solo fili Gutermann, l'azienda tedesca leader nella produzione di filati, e macchine per cucire Juki. Se vi capita di passare da quelle parti, fate un saluto a Tania da parte nostra e ricordatevi di metterci sempre alla prova!

domenica 3 luglio 2011

Una sartoria ZYP in Rwanda? Perché no!



Questa è la seconda parte dell'articolo dedicato al progetto che ZYP sta portando avanti in Rwanda in collaborazione con la cooperativa Terimbere (Andare Avanti).


Dopo il periodo iniziale di assestamento, il gruppo ha iniziato ad essere conosciuto e a svolgere lavori su commissione. La produzione, potrebbe raggiungere livelli elevati se si cambiasse la collocazione dell’atelier: Kicukiro, infatti, si trova alla periferia di Kigali, lontano dal quartiere commerciale dove, comunemente, la gente si rivolge per soddisfare qualsiasi tipo di bisogno, in particolare quelli legati alla sartoria. Così le donne di Terimbere, divenute nel frattempo tredici in quanto altre tre donne hanno chiesto di entrare a far parte del gruppo, hanno deciso di migliorare la qualità del loro lavoro attraverso ulteriori formazioni e valutando l’opportunità di trasferire l’attività nel centro della città.

La loro idea è quella di aprire una sartoria ove sarà possibile commissionare capi d’abbigliamento, acquistare tessuti e visionare i modelli esposti all’interno dello “showroom”. Per fare ciò, le donne hanno anche pensato di aumentare il personale attraverso l’assunzione di persone competenti, in grado di insegnare loro nuove tecniche innovative e contribuire, simultaneamente, alla crescita dell’attività attraverso il loro lavoro. A tal fine, otto di loro si sono iscritte al corso di imprenditoria femminile, presso la Casa della Pace e della Riconciliazione, con il chiaro intento di acquisire le conoscenze necessarie per poter sviluppare e far crescere la loro attività secondo le esigenze del mercato e per saper organizzare e coordinare al meglio il lavoro dell’intero atelier. Grazie a questo corso potranno migliorare, inoltre, le loro competenze in termini di gestione dei guadagni e di capacità di investimento.

In aggiunta a ciò, le donne di Terimbere hanno espresso l’interesse a ricevere una formazione specifica sull’organizzazione delle cooperative, in modo da poter comprendere al meglio le opportunità offerte da questo tipo di gestione del lavoro e i possibili finanziamenti che potrebbero pervenire dal governo rwandese, impegnato proprio ad incentivare la crescita delle cooperative.

Da qui l'idea delle donne rwandesi di aprire un punto ZYP in Rwanda (il primo!) che ha entusiasmato le donne di Turimbere, che si sono subito attivate per organizzare al meglio la loro futura attività e per comprendere la procedura richiesta per la registrazione del marchio. Terimbere si impegnerà, inoltre, a restituire nell’arco di un anno, una parte dei soldi ricevuti per dare l’opportunità ad altre donne di poter avviare altre attività.

domenica 26 giugno 2011

ZYP va in Rwanda – Cooperativa Terimbere (Andare avanti)


Questa volta parliamo del progetto che ZYP sta portando avanti in Rwanda in collaborazione con la cooperativa Terimbere (Andare Avanti).

La cooperativa Terimbere gestisce dall’aprile 2010 un atelier di cucito situato nel distretto di Kicukiro, all’interno dei confini della città di Kigali, la capitale del Rwanda. Nel distretto di Kicukiro abitano quasi 250.000 persone, la popolazione di una cittadina italiana già di tutto rispetto, ed è purtroppo caratterizzato da una povertà estrema e diffusa: basti pensare che secondo i dati ministeriali più di 10.000 famiglie vivono in case costruite con alberi, paglia e legno e solo il 35% degli abitanti ha accesso all’acqua. Le donne costituiscono il 51% della popolazione del distretto mentre l’incidenza della popolazione femminile attiva è del 30%, di cui il 19% è costituito da vedove alle quale spesso sono affidati i destini non solo dei propri figli ma anche di quelli di altri parenti deceduti a causa del del genocidio del 1994.


All’atelier di cucito Terimbere partecipano 13 donne, la maggior parte delle quali residenti nel distretto. Dieci di queste donne hanno seguito nel 2008 e nel 2009 il corso di cucito presso la Casa della Pace e della Riconciliazione di Kicukiro, gestita dall’Associazione Turi Hamwe e da Progetto Rwanda Onlus. La struttura offre, dal 2006, corsi gratuiti di formazione di cucito, cucina, inglese, imprenditoria femminile e computer per le donne vulnerabili, che non hanno avuto la possibilità di terminare gli studi e di pagare dei corsi di formazione che avrebbero potuto migliorare la qualità delle loro vite. Contemporaneamente alle lezioni di cucito, le dieci donne hanno partecipato al progetto attivato da Progetto Rwanda Onlus sulla cura del trauma e sulla gestione dei conflitti, ricevendo, sempre alla Casa della Pace, un’ulteriore formazione che ha permesso loro di affrontare e superare i traumi derivati dal genocidio o dalla condizione di povertà in cui erano costrette.

Grazie al finanziamento pervenuto da ZYP – Sartoria Rapida in franchising Solidale le dieci donne rwandesi hanno avuto l’opportunità di acquistare dieci macchine da cucire e organizzare un atelier di cucito situato all’interno del distretto di Kicukiro dando vita quindi a un’attività generatrice di reddito che è riuscita a migliorare le loro vite. Per meglio organizzare la gestione del lavoro, il gruppo ha manifestato la volontà di creare una cooperativa che, ad oggi, e’ in attesa del riconoscimento legale.

La cooperativa è stata chiamata Terimbere, termine che in kinyarwanda significa andare avanti, rivelando la determinazione delle donne ad impegnarsi per ricostruire il proprio futuro, nonostante i molti problemi del presente e del passato. La creazione dell’atelier ha permesso alle donne partecipanti di contribuire totalmente o quasi al mantenimento delle loro famiglie. Molte di queste sono riuscite a pagare l’affitto di una casa, la scuola per i figli e a rispondere ai loro bisogni in termini di sostentamento e salute.

(continua...)

domenica 19 giugno 2011

Hotel Rwuanda, perché la solidarietà passa dalla conoscenza

Il bello di essere zypper, cioè di gestire la propria sartoria a marchio ZYP, è che quando ci si incontra (e lo facciamo almeno una volta al mese!) non ci limitiamo a parlare solo ed unicamente di profitti, utili, fatturati, fees, franchisor e franchisee, ma dedichiamo del tempo a conoscerci come persone, ad avvicinarci gli uni agli altri, e a conoscere da vicino le realtà in cui interveniamo con i nostri progetti di solidarietà.

Ecco perché, giusto per farvi capire di cosa stiamo parlando, la riunione di questo mese si terrà alla Casa Internazionale delle Donne dove proietteremo il film "Hotel Rwanda" per avvicinare tutti gli zypper a quelle tragiche vicende e aiutarli a contestualizzare il nostro impegno umanitario in quell'angolo d'Africa.


Per chi non solo sapesse, Hotel Rwanda è un film bellissimo e agghiacciante allo stesso tempo che racconta la storia di Paul Rusebagina, direttore di un hotel della catena Sabena, che riuscì a salvare piu' di 1.200 persone grazie al coraggio personale e a un altruismo davvero eroici, mentre si compiva l'eccidio di un milione di uomini e donne di etnia Tutsi senza che la comunita' internazionale facesse nulla e nell'indifferenza dei media che considerarono la notizia di scarso interesse per il pubblico occidentale.

lunedì 13 giugno 2011

Diamo tutti il benvenuto a Tania la nuova zypper!


Oggi apre una nuova sartoria ZYP, in via dei Marrucini, 18 a Roma in zona San Lorenzo, proprio dietro l'Università La Sapienza.
Come in tutte le altre sartorie ZYP anche nella nuova sartoria sarà possibile fare orli, riparazioni, rammendi e tutti quei piccoli lavori sartoriali di cui si ha sempre bisogno. Come tutti gli altri punti ZYP, anche in questa nuova sartoria si usano solo fili Gutermann, l'azienda tedesca leader nella produzione di filati, e macchine per cucire Juki. Se vi capita di passare da quelle parti, fate un saluto a Tania da parte nostra e ricordatevi di metterci sempre alla prova!


lunedì 6 giugno 2011

La storia di Bina

Continua la pubblicazione di una case history di imprenditoria solidale che ci riguarda da vicino perché ha visto coinvolti noi di ZYP, la Fondazione Pangea e una comunità di donne nepalesi. Per farsi un'idea di cosa vuol dire franchising solidale.

Bina è una ragazza del primo corso di sartoria. Entusiasta del corso, dopo averlo frequentato ha chiesto un microcredito ma non l’ha ottenuto: voleva aprire il negozio con una sua amica, studentessa anche lei, che già possedeva una macchina da cucire. Il Centro Donna ha dato la priorità ad altre richiedenti che non ne avevano neanche una.


Bina non si è persa d’animo, insieme alla sua amica hanno contattato una signora del villaggio che voleva aprire un negozio e si sono messe in società, ha chiesto un aiuto finanziario a suo fratello ed hanno aperto il negozio. Lei e la sua amica cuciono su ordinazione mentre la terza socia vende degli abiti preconfezionati acquistati nel mercato principale. Sono tutte e tre felicissime!!!






lunedì 30 maggio 2011

La storia di tre sorelle


Nita è una delle studentesse che ha frequentato il corso di sartoria organizzato in Nepal da Pangea e ZYP. Dopo il corso, ha chiesto un prestito al Centro Donna per acquistare la macchina da cucire. Nel villaggio tutti la conoscono perché quando ha acquistato la macchina sono tutti andati religiosamente a farle visita per vederla. Cuce per la sua famiglia e per i vicini di casa la mattina presto e la sera perché di giorno fa i lavori domestici e lavora la terra che affitta. Ha tre bambini piccoli, il marito l’ha abbandonata lasciandola senza niente qualche tempo fa e, beffa della sorte, a casa con lei vive la suocera di cui continua a occuparsi. Il corso di cucito per lei è stato di grande aiuto. 

Kunta, è la seconda di due sorelle, non è ancora sposata, vive con sua madre in una tipica casa rurale nepalese, fatta di fango e paglia immersa nella vegetazione verdeggiante della pianura alla frontiera con l’India, il Terai. Ha seguito il primo corso di sartoria e poi ha chiesto un prestito al Centro Donna per acquistare una macchina da cucire. Cuce per i vicini di casa e per la sua famiglia. È contenta e vorrebbe migliorare il suo livello di apprendimento. Ha una stanzetta minuscola tutta sua, non ci si entra in tre persone tanto è piccola. È il suo piccolo regno, dove si siede e cuce nel silenzio della natura intorno a lei.


Da due settimane è tornata a casa anche la sorella maggiore di Kunta: ha partorito una bimba da poco e il marito non ha visto di buon occhio la nascita di una femmina e ha mandato la moglie a casa da sua madre per non essere infastidito i primi periodi della nascita. Oggi il saper cucire di Kunta rappresenta una speranza di autonomia in più per tutte loro.

lunedì 23 maggio 2011

felici e sostenibili? si può fare!

Ho appena finito di leggere "La Felicità Sostenibile" di Maurizio Pallante ed è stata davvero una lettura illuminante, che non posso che suggerire a tutti i lettori di questo blog. Il libro parte dalla crisi economica che stiamo vivendo da vivere come un momento drammatico ma come un'opportunità per giudicare il nostro attuale stile di vita e valutare con maggiore onestà se non sia arrivato il momento di scoprirne uno nuovo: quello della decrescita felice.

La nostra società, e con essa la nostra vita quotidiana, è ossessionata oltre ogni immaginazione dal mito della crescita a tutti i costi. Pensiamoci bene: aumenta la produzione di automobili? Ottimo! Aumenta la raccolta differenziata? Eccellente! Aumentano gli acquisti di non importa cosa? Eccellente!

Eppure, a pensarci bene, crescita del PIL e del benessere non viaggiano necessariamente a braccetto, anzi in alcuni casi possono persino essere inversamente proporzionali. Prendiamo la raccolta differenziata: certo, un incremento della raccolta di plastica è un'ottima cosa, ma non sarebbe ancora meglio produrre meno flaconi di plastica in assoluto, magari ricorrendo ove possiamo ai detersivi alla spina o all'acqua del sindaco? Produrremmo meno plastica, meno inquinamento e saremmo tutti più felici perché ridurremmo il tempo che dobbiamo giustamente dedicare alla raccolta differenziata. Eppure se prendessimo solo il PIL come strumento di misura, una riduzione della quantità di imballaggi equivarrebbe a una sua riduzione. E giù annunci allarmistici dei media e delle istituzioni sulla necessità di rilanciare gli acquisti!

Il libro riesce a smascherare in maniera assolutamente convincente la pericolosità di una mentalità PIL-centrica che mette al centro l'aumento a tutti i costi della produzione, dimenticandosi completamente di altri parametri per misurare il benessere di una popolazione e offre suggerimenti e indicazioni concrete per decrescere felicemente.

Basta poco a pensarci bene: ridurre l'acquisto di alimenti confezionati (chissà dove e con quali costi in termini di inquinamento, poi) e recuperare il piacere di cucinare, anche il pane che poi non richiede tutto quel tempo che pensiamo; preferire prodotti e realtà produttive locali, ridurre il ricorso all'automobile preferendo in sua vece mezzi pubblici o quei servizi di condivisione sempre più diffusi come il car o il bike sharing. Così facendo risparmieremo denaro, da spendere su quei prodotti e servizi che davvero non possiamo fare da soli, e ne guadagneremo in qualità della vita. Vuoi mettere un pezzo di pane fatto in casa con uno comprato al supermercato?

"La Felicità Sostenibile" di Maurizio Pallante, Ed. Rizzoli.

venerdì 20 maggio 2011

I risultati di ZYP in Nepal

Continua la pubblicazione di una case history di imprenditoria solidale che ci riguarda da vicino perché ha visto coinvolti noi di ZYP, la Fondazione Pangea e una comunità di donne nepalesi. Per farsi un'idea di cosa vuol dire franchising solidale.


Alle fine del corso di sartoria, quasi tutte le venti donne che lo avevano frequentato hanno richiesto il microcredito per avviare una propria attività. Non essendo sufficiente il fondo di microcredito a disposizione del Centro Donna, non tutte hanno potuto usufruire di un prestito ed avviare l’attività che desiderano. 
Diverse di loro a questo punto hanno  deciso di svolgere l’attività di sartoria all’interno delle mura domestiche, cucendo per i vicini e i propri familiari. 

Anche se questa attività non le rende completamente autonome finanziariamente, si tratta comunque di un importantissimo aiuto poiché consente loro di arrotondare le magre entrate familiari e risparmiare sull’acquisto di nuovi abiti. 
Sette delle studentesse del corso di taglio e cucito hanno aperto un vero e proprio negozio di sartoria nelle diverse aree di maggiore mercato dell’area di Chakachaki.



Ci sono infine delle donne che vogliono aprire una cooperativa tutte insieme appena ne avranno la possibilità finanziaria e si saranno migliorate nel cucito. Vorrebbero poter sostenere in parte, con le loro entrate, le attività del Centro Donna, a supporto delle donne che hanno subito abusi, sono state abbandonate o che hanno bisogno di aiuto.



lunedì 16 maggio 2011

Senegal, nuovo slancio all'imprenditoria femminile

Ogni tanto fa piacere parlare di Africa non solo in occasione dell'ennesimo appello o dell'ultima emergenza umanitaria ma per condividere una bella notizia. Come che il ministro senegalese dell'Imprenditoria femminile e della microfinanza, Seynabou Ly Mbacke', ha stimato nell'equivalente di oltre 146 milioni di euro i fondi necessari per la realizzazione di un piano di azioni prioritarie per la messa a punto di una strategia nazionale per lo sviluppo dell'imprenditoria femminile. 
L'annuncio e' stato fatto in occasione della presentazione ai media locali del documento ad hoc per la strategia di sviluppo dell'imprenditoria femminile. Il ministro ha spiegato che la valutazione del fabbisogno finanziario e' scaturita da "un'attenta analisi dei bisogni delle imprenditrici sia in ambito urbano sia rurale, rapportati agli indici nazionali di sviluppo dell'imprenditoria femminile".